Vita da bitbulli

Cambiare lavoro è un salto nel buio? Accendiamo la luce

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Esplosa nel post pandemia negli Stati Uniti, quella che è stata definita la “Great resignation” è arrivata anche in Italia ed i numeri stanno crescendo di mese in mese. Le motivazioni per cui molti stanno decidendo di cambiare lavoro possono essere molteplici e spesso vanno ben oltre alle considerazioni di carattere puramente economico, arrivando a toccare corde molto più personali e portando un numero significativo di persone a rassegnare le dimissioni prima ancora di aver trovato un lavoro alternativo.

Si possono trovare diversi articoli sul tema, per semplicità ne riporto uno piuttosto recente de IlSole24Ore che fornisce una fotografia della situazione italiana.

Lasciare la strada vecchia per la nuova

Un aspetto che chi fa recruiting tende spesso a sottovalutare è il peso della scelta che deve sostenere una persona nel momento in cui sta valutando un cambio radicale della propria vita come quello di abbandonare un contesto lavorativo conosciuto (con i suoi pro ed i suoi contro), per decidere di intraprendere un percorso nuovo con nuovi compagni di viaggio.

Molte volte le informazioni che si riescono ad ottenere prima del grande salto si limitano a poco più del ruolo aziendale ed al compenso in busta paga. A meno che non si sia talmente insoddisfatti dall’attuale occupazione da arrivare ad accettare qualunque cosa passi il convento, sono davvero troppo poche informazioni per affrontare con serenità una scelta tanto delicata.

In ogni colloquio è ottima prassi lasciare ampio spazio alle domande del candidato e fornire risposte più complete possibili, ma il tempo limitato oltre all’eventuale imbarazzo del momento, raramente consentono di approfondire quanto si vorrebbe tutti i vari aspetti del potenziale nuovo contesto aziendale.

Mettere a nudo la propria azienda

La prima frase che mi è venuta in mente per introdurre questo paragrafo era “Raccontare la propria azienda”, ma non rende l’idea. Praticamente tutti raccontano la propria azienda con obiettivi di marketing mirati principalmente ai propri clienti, soffermandosi quindi sul prodotto o sul servizio che si propone sul mercato. Quello che viene spesso omesso è il “come” si arriva ad ottenere un determinato risultato finale e lo si arriva quindi a scoprire solo nel momento in cui si entra a far parte dell’azienda stessa.

Per questo motivo, prendendo spunto da alcune aziende che ci hanno preceduto, abbiamo recentemente deciso di pubblicare il nostro Playbook dove mettiamo nero su bianco tutti gli aspetti chiave dell’azienda (dai valori condivisi al percorso di crescita per le persone che ne fanno parte), come viene gestita la comunicazione e il processo di onboarding, la metodologia applicata ed i relativi strumenti utilizzati. Contenuti che non sono scolpiti nella roccia, ma che vengono costantemente aggiornati al variare delle dinamiche aziendali stesse.

I primi feedback sono stati più che positivi, in molti ci hanno confidato che si sono convinti ad inoltrare la propria candidatura proprio grazie a quanto hanno letto nel Playbook.

Un ROI oltre le aspettative

Creare un Playbook dettagliato è un lavoro impegnativo in termini di tempo e di risorse, ma con un ottimo ritorno dell’investimento in termini di attrattività. Consiglio quindi a tutti, soprattutto in un periodo tanto complesso a trovare nuove persone da inserire nelle proprie aziende (non solo in ambito digitale, ma sulla questione stanno facendo notizia anche i ristoranti e non solo), di iniziare a raccontarsi senza veli per attrarre sempre più chi condivide i propri valori e le proprie ambizioni. Se poi, mentre metterete nero su bianco quello che è la vostra azienda, vi renderete conto di aspetti che non vi piacciono, quale migliore occasione per intervenire e cambiarli?

Un approccio che, se diffuso su ampia scala, permetterà a tutti di prendere decisioni più serene e consapevoli, ottenendo come risultato finale persone più felici e, di conseguenza, aziende più sane ed efficaci.

Crediti: Foto di Ashes Sitoula da Unsplash

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